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Alti livelli di colesterolo plasmatico: cosa fare

Aggiornato il: 14 nov 2023

Il colesterolo

Il colesterolo è una molecola lipidica la cui produzione avviene solamente nelle cellule del regno animale. E’ costituito da 27 atomi di carbonio organizzati in quattro anelli rigidi e in una catena idrocarburica, e da un gruppo ossidrilico (OH). La presenza di quattro anelli fusi conferiscono al colesterolo la qualità di composto steroideo.

Struttura molecolare del colesterolo

La maggior parte delle nostre cellule sono in grado di sintetizzare il colesterolo a partire dall’acetil-coenzima A, ovvero dallo stesso precursore degli acidi grassi (che formano i lipidi). Considerando la produzione totale giornaliera, il 20% viene prodotto dal fegato, mentre circa l’80% viene generato dalle altre cellule. Tuttavia, poiché il numero delle cellule del fegato è molto minore rispetto alla somma di tutte le altre cellule del corpo, è facile intuire come questo organo giochi un ruolo fondamentale nel regolarne l’omeostasi.

Attraverso la dieta il colesterolo viene introdotto consumando alimenti di origine animale (carne, pesce, uova, latte). Le diete vegane non ne consentono dunque l'assunzione. 

Essendo di natura idrofobica (non si scioglie in acqua), il colesterolo viaggia nel torrente ematico impacchettato nelle lipoproteine, assieme a trigliceridi, fosfolipidi ed apolipoproteine. Senza considerare i chilomicroni, attraverso i quali l’intestino assorbite tutti i lipidi di origine esogena, ad esclusione di alcuni acidi grassi a catena media (MCFA), le lipoproteine vengono classificate in VLDL (lipoproteine a densità molto bassa), IDL (lipopoteine a densità intermedia), LDL (lipoproteine a bassa densità) e HDL (lipoproteine ad alta densità). Sebbene tutte vengano prodotte da parte degli epatociti (cellule del fegato), il ruolo fondamentale di VLDL, IDL e LDL è quello di trasferire il colesterolo ai tessuti, mentre il ruolo delle HDL è quello di veicolare il colesterolo dai tessuti al fegato (poiché la loro presenza contribuisce a diminuire i valori di colesterolemia, queste sono colloquialmente note come “colesterolo buono”). All’interno del core lipoproteico sono presenti anche vitamine liposolubili come A ed E [1, 2], e carotenoidi come a-carotene, B-carotene, licopene, luteina e zeaxantina [3].

Perché abbiamo bisogno del colesterolo?

Prima di parlare degli effetti negativi che un eccesso di colesterolo può causare nell’organismo umano, ritengo opportuno specificare che esso costituisce un elemento fisiologicamente indispensabile. Svolge infatti importantissime funzioni quali:

  • Il conferimento della corretta fluidità alle membrane biologiche;

  • La formazione delle guaine mieliniche per la trasmissione degli impulsi nervosi;

  • La produzione degli ormoni steroidei (androgeni, estrogeni, progestinici, glucocorticoidi, mineralcorticoidi) e dei neurosteroidi, che regolano la crescita dei neuroni, la loro protezione e la formazione delle guaine mieliniche [4];

  • La sintesi della frazione endogena di vitamina D;

  • La sintesi degli acidi biliari.

Quando diventa pericoloso

Pur essendo una molecola fisiologicamente indispensabile, alti livelli di colesterolo LDL costituiscono un pericolo per la nostra salute, poiché sono correlati all'aumento del rischio cardiovascolare [5].

Non a caso, un parametro per la valutazione del rischio cardiovascolare che veniva utilizzato in passato è proprio il valore assoluto del colesterolo LDL. Oggi è stato dimostrato essere più utile considerare il rapporto LDL/HDL o ApoB/ApoA1 (ApoB è un’apolipoproteina presente nelle LDL, mentre ApoA1 è presente nelle HDL). Per capire come il quadro sia in realtà ben più complicato, basti citare che non tutte le LDL sono uguali: le LDL di tipo B, di dimensioni ridotte, sono più aterogeniche di quelle di tipo A, di dimensioni maggiori [6, 7].

Quello esogeno ha soltanto un lieve impatto sulla colesterolemia

Nel 1968 la American Hearth Association (AHA) raccomandò di non superare i 300 mg/die di colesterolo assunto con la dieta, specificando anche di non assumere più di 3 tuorli d’uovo al giorno [8]. Alcuni studi successivi dimostrarono però la scarsa correlazione tra colesterolo esogeno ed aumento del rischio cardiovascolare nella popolazione sana, e nel 2002 queste raccomandazioni vennero abolite. Nel 2013 la AHA abolì anche l'indicazione di restrizione del colesterolo esogeno per i soggetti sani [9].

Al contrario del pensiero comune, infatti, seguire una dieta a basso apporto di colesterolo contribuisce soltanto al lieve miglioramento della concentrazione del colesterolo plasmatico, e questo avviene essenzialmente per 3 motivi:

1) il colesterolo assorbito limita la produzione di quello endogeno inibendo l’enzima HMG-CoA reduttasi a livello epatico e lo smistamento da parte delle LDL ai tessuti [10].

2) Mediamente si assumono circa 300 mg di colesterolo, dei quali solo la metà viene assorbita. La produzione endogena è pari a circa 1 g, che è più di 6 volte la quantità media assunta con la dieta (150 mg).

3) L’assunzione di quantità di colesterolo maggiori di 2 g/die porta alla diminuzione dell’assorbimento intestinale di acidi biliari, che vengono risintetizzati consumando altro colesterolo epatico [11].

Per queste ragioni un apporto di colesterolo leggermente sopra alla media non dovrebbe preoccupare un soggetto sano. Tuttavia, quando l’intake è troppo alto, accade che i meccanismi di feedback negativo non bastano a limitare la produzione di quello endogeno. Inoltre, alcuni soggetti sono più sensibili di altri all’assorbimento del colesterolo, ed il consumo di colesterolo da parte loro innalza in maggior misura i livelli di LDL e HDL [12, 13].

La correlazione tra ipercolesterolemia, aumento dell’apporto dietetico di lipidi, ed attivazione della sintesi di colesterolo da parte dell’insulina aumentano la difficoltà di predire la ripercussione che un determinato regime alimentare possa avere sul colesterolo plasmatico. Per abbassare i livelli plasmatici di colesterolo la migliore strategia rimane dunque quella di abbassare l’introito calorico tramite una dieta idonea [14].

Accorgimenti dietetici per diminuire il livelli plasmatici di colesterolo LDL

Al fine di diminuire la concentrazione plasmatica di LDL, l’idea generale è quella di creare un deficit calorico attraverso dieta ed attività fisica [15, 16]. Questo approccio contribuisce a migliorare anche il profilo di trigliceridi ed acidi grassi liberi nel sangue. Le linee guida generali sono le seguenti:

  • Aumentare il consumo di vegetali, apportanti fibre e fitosteroli. Le fibre sequestrano gli acidi biliari ed il colesterolo. In questo modo, per ricomporre gli acidi biliari, il fegato è costretto a riciclare il colesterolo dalle LDL, diminuendo quello plasmatico. Queste molecole sono anche in grado di diminuire l’assorbimento carboidrati, e quindi l’insulinemia, che aumenta la sintesi colesterolo. Inoltre, esse possono essere fermentate dal microbiota intestinale, che le trasforma in acidi grassi a catena corta. Uno di questi, l’acido propionico, è in grado di inibire la sintesi del colesterolo a livello epatico [17]. I fitosteroli partecipano invece all'inibizione dell'assorbimento del colesterolo a livello intestinale, competendo con gli stessi recettori enterocitari;

  • Limitare i cibi di origine animale, contenenti molti grassi saturi (carni grasse, prodotti caseari grassi, salumi e insaccati);

  • Limitare gli alimenti vegetali ricchi di acido laurico (C12:0), miristico (C 14:0), palmitico (C16:0), come l’olio di cocco o di palma, preferendo alimenti ricchi di acido oleico e acidi grassi polinsaturi (tra cui omega 3 e omega 6), che vanno comunque assunti nelle giuste quantità;

  • Evitare di assumere acidi grassi trans, presenti soprattutto nelle margarine;

  • Non eccedere con i carboidrati, poiché l’insulina attiva la sintesi di colesterolo endogeno;

  • Limitare l'assunzione di alcol, che in alte quantità aumenta la concentrazione di LDL. In basse quantità, invece, sembrerebbe avere un effetto inibitorio;

  • La Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) indica di assumere massimo 300 mg/gg di colesterolo esogeno (LARN 2014).

Da notare che la strategia nutrizionale riportata in quest’articolo è valida per persone fisiologicamente sane, il cui aumento di colesterolo plasmatico è dovuto soltanto alla scorretta alimentazione. In caso di patologie come l’ipercolesterolemia familiare la terapia alimentare non risulterà più sufficiente, ma la produzione di colesterolo endogeno dovrà essere ridotta attraverso l'utilizzo di farmaci (es. statine).

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